Basilica e Monastero del SS. Salvatore

A destra della Cattedrale si sviluppa il complesso del SS. Salvatore il cui aspetto scenografico fonde felicemente tre costruzioni di differenti stili architettonici: il Monastero con decorazioni barocche, la Basilica in stile neoclassico e il Seminario realizzato alla metà del sec. XIX. La Basilica fu voluta fortemente dalla Madre badessa Suor Maria Isabella Rau della Ferla, proveniente da una famiglia di marchesi tra le più influenti di Noto. La costruzione della basilica iniziò nel 1767 ad opera del sacerdote architetto Andrea Gigante. Alla sua morte la chiesa non era stata ancora ultimata e fu modificato il progetto iniziale. Al Canonico D. Antonio Mazza fu attribuito il nuovo progetto del prospetto (che aggetta su un sagrato delimitato da piastrini) e del pronao della chiesa che venne consacrata nel 1802.

Il ciclo decorativo dell’interno della chiesa del SS. Salvatore di Noto è una testimonianza tra le più significative della fase di transizione culturale siciliana tra tardobarocco e neoclassicismo. Iniziato nel 1794 e ultimato nell’arco di due anni è il risultato degli interventi pittorici del palermitano Ermenegildo Martorana e di quelli in stucco di Giovanni Gianforma. È un piano decorativo unitario che definisce l’aula unica e che ubbidisce iconograficamente ad un programma teologico. Tra le pitture hanno particolare rilevanza artistica gli affreschi della volta rappresentanti La Pentecoste (al centro), San Paolo sulla via di Damasco e L’apparizione di tre uomini misteriosi ad Abramo e i dipinti (olio su tela) che si trovano sugli altari laterali sul lato destro L’adorazione dei Magi (attribuita a Giuseppe Patania), La Crocifissione (attribuita a Giuseppe Velasco); sul lato sinistro La presentazione dei Santi Mauro e Placido a San Benedetto (firmata Giuseppe Velasco, 1808), La Madonna del Rosario (attribuita a Giuseppe Velasco). Completano l’interno un artistico organo a canne di Donato del Piano (sec. XVIII), un’urna d’argento che custodisce le reliquie di S. Restituto Martire, traslata da Roma nel 1662 e, su un altare di destra, una pregevole scultura lignea della Madonna col Bambino.

Curiosità. L’appellativo di Basilica è riservato a quelle chiese che, o per consuetudine immemorabile, o per conferimento diretto da parte della Santa Sede attraverso la consacrazione officiata direttamente dal Papa, sono state insignite di questo titolo canonico. Si distinguono in “papali”, un tempo dette “patriarcali”, “maggiori”, che si riconoscono per la presenza, nel presbiterio, del trono e dell’altare papale e “minori”, che sono la stragrande maggioranza e di cui il SS. Salvatore fa parte. Le Basiliche minori, attualmente, sono circa 1650 nel mondo, di cui ben 550 in Italia, seguita dalla Francia con appena 170. La più antica è quella di San Giovanni in Laterano a Roma, seguita da San Pietro in Vaticano.

Il Monastero benedettino del SS. Salvatore fu edificato nei primi decenni del XVIII secolo su progetto dell’architetto Vincenzo Sinatra. Si tratta del complesso architettonico più esteso della città. L’edificio in stile barocco dorato netino, presenta una facciata suddivisa in due ordini scanditi da due fasce di marcapiano, delle coppie di lesene si alternano alle 13 finestre con grate in ferro ricurve verso l’esterno (le gelosie) e decorate da motivi floreali. Una torre a più piani con logge, ed un belvedere con balaustra. Il campanile termina a cuspide. Il convento nel settecento ospitava le suore che appartenevano all’alta nobiltà siciliana, e continuò ad essere convento, fino al 1930, quando un incendio distrusse tutta l’ala nord-occidentale.

Curiosità:

  • L’ordine delle monache benedettine, il più importante e influente della città, accoglieva, prevalentemente, le figlie dei nobili e delle famiglie più abbienti da destinare alla vita religiosa. Il dialettologo netino Corrado Avolio, in una sua breve ma famosa nenia, qui tradotta per comodità, condensa il desiderio, o forse l’ambizione, di una madre dell’Ottocento, di vedere la propria giovane erede ammessa in quel prestigioso monastero: << Desidero farti monachella, ma monachella del convento del Santissimo Salvatore, dove stanno le figlie dei Nobili e dei Signori >>.
  • Le Gelosie, sono le finestre in ferro battuto, cosiddette perché, tramite esse, le suore di clausura, spesso costrette dalle famiglie a prendere i voti contro la loro volontà, osservavano la vita al di fuori di quella “prigione”, assistevano alle processioni, ma senza essere viste.
  • Il monastero è stato set cinematografico del film “Storia di una capinera” (1993) del regista Franco Zeffirelli, tratto dal romanzo omonimo di Giovanni Verga. Ambientato nella Catania di metà Ottocento, narra la storia di una ragazza che viene costretta dalla matrigna a farsi suora. Il film è stato girato ad Aci Trezza (Aci Castello), Catania, Etna, Noto, Zafferana Etnea e ad Aci San Filippo nei pressi dell’Eremo di Sant’Anna.

DA NON PERDERE: Visita guidata alla torre del belvedere
Con una libera offerta, è possibile salire sulla torre campanaria, il punto panoramico più alto, con una vista mozzafiato sulla città, il suo cuore barocco e la costa. Salendo verso la torre, visiterete la cantoria che affaccia sull’interno, un modo per ammirare da una prospettiva differente questo gioiello netino. Di grande effetto anche le gelosie che separavano le monache dal mondo esterno. Consigliatissima la visita al tramonto!

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